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Le piante spontanee nella cucina della Valpolicella

Siamo a maggio, cosa ci dice il calendario di raccolta? Che è tempo di turioni di asparago selvatico, di silene, di erba cipollina, ortica, germogli di luppolo, vitalba, melissa, parietaria foglie di tarassaco, rosolaccio, lamio e altro ancora. Nomi bellissimi, che trovano le diverse declinazioni nei dialetti d’Italia e talvolta tra le diverse zone di una stessa provincia. Ecco che con bruscansi si intendono tante volte tutte quelle erbe che si raccolgono (dal dialetto bruscar, levare) facendo grande confusione su specie differenti. Ci si trova poi a discutere su cosa sia la papaverina, sul momento giusto di raccolta delle ortiche, quale sia il periodo balsamico di alcune varietà. Questo perché parliamo di conoscenze tramandate, di raccolte che venivano fatte dalla nonna, dalla mamma o dalla zia, ma che ora ci troviamo a dover ricordare con l’amaro della non conoscenza o della poca esperienza a girare per i campi. Questo mese lo dedichiamo alle nostre piante spontanee, alla tradizione culinaria legata alle erbe raccolte lungo i sentieri e nei prati, amabilmente recuperate e valorizzate dal menù dell’Enoteca della Valpolicella, tra splendida pasta fatta in casa e risotti, riscoperta di piatti con anatra e oca, eccellente selezione di formaggi e con la carta dei vini forse più ricca di tutta la Valpolicella. L’ospitalità e la cucina secondo Ada e Carlotta.

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