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Come nacque la Corvina della Valpolicella?

“Eravi, in quel tempo, in Valle Polesella un uomo buono e mite chiamato Bertrando, e l’umile opera dei campi era il suo retaggio di sempre. Molto e molto sudore egli versava su quelle zolle aride e sassose e l’uva che ne cavava, bianca e fiacca, davagli un vinetto pallido e asprigno e poco, oh, quanto poco, calore nelle giornate fredde del lungo inverno! Bertrando soffriva che il suo podere desse sì magro raccolto e molto pregava il Signore, onde soccorresse la sua opera. Un giorno d’ottobre, l’umile contadino, stanco per il lungo travaglio, erasi sdraiato al tepido sole, mirando il lungo filare di viti ingemmate di grappoli d’oro. D’improvviso, un rumoroso sbatter d’ali e un gridio di dolore attraeva la sua attenzione e un attimo di poi, Bertrando raccoglieva fra le mani un corvo ferito e tremante. Dissegli allora il villano: “non ti spaventar, piccola grola, io ti salverò…” E andava medicandogli le ferite con il succo d’uva bianca spremuto e come l’ebbe amorosamente risanato gli donò libertà, lanciandolo in alto, verso il glauco cielo!... E il corvo, prima di partirsene da quel sito, volò alto e gioioso sovra i lunghi filari di vite e toccandoli con l’ali andava a tramutando la pallida uva bianca in turgidi grappoli d’uva nerissima, sì che in pochi istanti l’attonito Bertrando vide largamente premiata la sua bontà. Nacque così l’uva corvina della Valle Polesella!…”

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